domenica 23 gennaio 2011

Descrizione di un personaggio

Con i suoi 106 kg, i suoi 162 cm e la sua testa piccolina non appariva proprio armonioso e neanche somalo. Avete mai visto un somalo largo e grasso? Joussef Mhadi aveva però una passo veloce da ballerino notturno ed una voce calda da baritono. Occhi castani e capelli corti, impercettibili e neri. Bianca la fedina penale. A 43 anni aveva già sposato 4 donne e procreato 16 volte e fatto l’amore 1.000 volte. Era quasi laureato a Mogadiscio e avrebbe voluto fare il medico nella sua Africa ma era finito alla Caritas di Catania per salvare disperati di tutto il Mediterraneo e, soprattutto, se stesso.

mercoledì 19 gennaio 2011

Descrizione di un personaggio

 
IL PRIMO INCONTRO
Finalmente ho l’occasione di vederla di persona, dopo tante chiacchiere scambiate in chat. Eccola lì, seduta su una panca del Pub, con una chitarra acustica tra le braccia, intenta ad accordarla.
La prima cosa che si nota in lei sono i capelli: capelli lunghi, ricci e vivacemente rossi che scendono sulle sue spalle contrastando con il bianco candido della sua pelle e creando un gioco di colori impossibile da non notare. Sembra quasi che madre natura abbia voluto evidenziarla con le sue tempere, in modo da rendere subito palese a tutti quanto speciale e unica lei sia.
Il suo fisico magro, slanciato ed esile come quello di una modella dà subito l’idea di una fragilità indifesa, fragilità che si riflette nel suo carattere delicato come le ali di una farfalla.
Le labbra sottili, in perfetta sintonia con i lineamenti del suo viso, sono spesso impegnate in larghi sorrisi, mentre i suoi occhi castani, quelli che più di ogni altra cosa mi hanno rapito, tradiscono una tristezza profonda, straziante, malinconica, a tratti commovente.
Ogni dettaglio del suo aspetto è legato in qualche modo alla sua anima: il bianco della pelle ricorda una purezza ed una ingenuità quasi infantili e il rosso acceso dei capelli sa di passione, la stessa passione che mette nel canto, nel ballo, nella pittura e in tutto quello che fa.
Appena si accinge a suonare e a cantare, ecco che la malinconia nei suoi occhi svanisce e ne traspare la sua anima sognatrice e libera, indefinibile com’è indefinibile la bellezza di un’opera d’arte.
Ed è così che ogni mio desiderio, ogni mia parola, ogni mio pensiero si scioglie e mi ritrovo semplicemente ad ammirarla, cercando le parole ma senza riuscire a dire nulla di sensato, ammaliato, confuso, stordito da questo meraviglioso spettacolo.
Ed è così che pian piano mi rendo conto di quanto lei sia per me irraggiungibile.

giovedì 13 gennaio 2011

Lo skaz, il monologo gergale, esercizi di stile

skaz

o skaz, dolce skaz
mi fai skazzare col tuo suono jazz.
Che sia Hip Hop, hard Rock, pop o Rap
tu mi fai gergare
vedendo una che fa dance lap.
mi fai comprare la Gazza,
e tra un corner ed un penalty
la squinzia mi dribla, e mi ammazza.

skaz, mio skaz,
non mi fai sembrare una skamorz
davanti alla crew. afacc
mi liquirizia l'urlo di munch,
mi lacera Laura Chiatt.
vorrei fare zum zum
e come single faccio bum
e col mio ganzo, mi gonzo un pò

skaz, amata skaz
menomale che ti penso e  for iu
farei delle adventure.
smack, mia amata,
e ti dedito il ballo del facocero "hakuna matata"
quel ballo dalla rima sincopata.

ti amo skaz, mi fai skiz


Giuseppe

martedì 11 gennaio 2011

Lo skaz, il monologo gergale, esercizi di stile

"Quel concerto picchiava un  casino. Rumm cantava  e sagitava manco fosse una scimmia in calore. bbellla yu. e la cricca  mi spaccava gli  orifizi e più cangureggiavano, la Rumm esalava le note dallugo. bestiale. Kapp Matt, un friendos con tantos di mentos alla morositas, mi diete una pillo. "ingorgala" e sterco  me la meto in gola. fossi morto, non sapevo che mi avesse dato un serpente piumato, ma al contrario del clinex, non aveva ali. menomale che ho fatto sputnik, se no a codesta hora stavo ospite in corsia. me no male. 
un tale, poi ha pettonudato, ci ha scritto su "sto Rumm -ato di te" e la canta lo ha visto, e il mandra li ha mandato un smacking con linguina. manà 
all' ora vampiritica tutti nel lactacyd a mariposar. domattina si va a ad autogrillarci con camogli pop cron pischellando turiste e malcapitate mugolanti"

Giuseppe Pezzati

La pentima

Stamane è una bella giornata, posso uscire per la solita camminata. Dopo 1 ora di camminata sono un po’ affaticata c’è abbastanza vento, arrivo alla pentima,  mi appoggio alla ringhiera e chiudo gli occhi, sento l’odore intenso del mare che penetra nelle narici, il rumore del mare che sbatte contro gli scogli e frangiflutti, apro gli occhi la cosa che mi colpisce subito è il colore del mare all’orizzonte di un blu intenso spezzato da piccole onde bianche, all’orizzonte sembra che delle nuvole di un tenue bianco escano dal mare, come a non voler rovinare quell’incanto si alzano verso il cielo, invece l’acqua vicino agli scogli è trasparente,  si vede il fondale, che meraviglia. Nel mare ci sono dei gozzi,  intravedo persone intente a pescare, alcuni  pescherecci fanno ritorno a riva  sono seguiti da uno sciame di gabbiani, oh! i gabbiani, mi ritorna alla mente  la lettura di un libro fatta a mia figlia quando era piccola  “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è un romanzo di Luis SepúlvedaAndiamo avanti, la pentima è un posto suggestivo una terrazza sul mare, molto amato e frequentato, anche da turisti stranieri, oggi sono presenti, mi dispiace che sia imbrattata da scritte di ogni genere, il verde delle aiuole è alquanto trascurato, tanto per dire c’è il solito signore che fregandosene lascia il suo cane  scacazzare e fare pipì ovunque, fregandosene di pulire, mi chiedo, questo è il rispetto delle cose di tutti?
Sulla sinistra la suggestiva caletta sabbiosa, seguita dalla cinta muraria che cinge il centro storico della cittadina, le case dal bianco candido spiccano riflesse dal sole, il campanile della cattedrale erge maestoso,  sembra ricordare ai monopolitani  la casa della loro protettrice la madonna della madia.
Sono stanca, rientro a casa.

Rosaria Caria

Nessuna gioia è uguale ad un altra


Il dodici agosto del 2008 alle ore 09,30 sono in posta per pagare delle bollette, squilla il cellulare è mio figlio,  mi informa che Annalisa si  è ricoverata in ospedale ha le doglie. Sia io che Paolo (mio marito) siamo pronti per andare al mare, ci siamo entusiasmati alla notizia, corriamo a casa abbiamo riempiamo un borsone alla rinfusa  di vestiti e partiamo per Modena.
Non so descrivere cosa proviamo, il tragitto è molto agitato, non si arriva mai, il cellulare squilla in continuazione, arrivati siamo sempre molto eccitati, ma la piccola ha deciso di farsi attendere, dopo una lunga notte di attesa in ospedale,  Amelié è nata, quando finalmente  ho potuto prenderla in braccio, mi prevale   una sensazione indescrivibile tremo, rido, piango,  non riesco a controllare l’emozione, le  sussurro benvenuta piccola, sono la nonna Rosaria, ti anticipo che potrai contare sempre su di me, ti voglio bene. La bacio sulla fronte con delicatezza.
Quando siamo ormai tranquilli e  ricomposti, guardo Paolo gli dico: ora possiamo andare a cambiarci, siamo ancora in costume da bagno. 

Rosaria Caria

Poche righe in Skaz

Il cacchione 'ngappachen si fa una vasca per il corso, con gli occhi a palla di gazzosa va all'amico: "OH, finalmente ti vedo in versione 3D! Allora, come lo metti a nome sto fatto qua?". E l'altro cacchione, tutto prisciato dopo un muffolo di birra:"Mo bbast! Diciamo che 'm so zzitato!".


Maria Grazia Piemontese