mercoledì 5 ottobre 2011

Dialogo organico

- Ma perché no?!

- Lo sai perché, ho dei princìpi io. Non farei mai una cosa del genere a lui. Lo rispetto, è un bravo ragazzo.

- Ma se t’hanno detto che…

- Se quella voce fosse confermata è un conto, per ora è solo un’ipotesi.

- Si, e tu sai bene che potrebbe esser fondata.

- Non ne era sicuro nemmeno chi me l’ha detto, figurati. D'altronde dovrebbe essere stupido per fare una cosa del genere. E poi, comunque sia, che dovrei fare?!?!

- Provaci, ne sei innamorato o no?!

- Sai bene che per me quella parola è rinchiusa in una cassaforte… di un caveau di massima sicurezza… sulla luna, presumibilmente.

- Si, certo, ma io dico che...

- Tu sei un idiota, abusi troppo di certe parole.

- Forse, o forse l’idiota sei tu. Intanto mandi tutto a puttane per i tuoi fottuti ideali.

- Fino a prova contraria, ogni volta che s’è fatto come dicevi tu è andato tutto a puttane. E poi lo vedi come sei incoerente, tu vorresti anche tornare indietro, da chi ci ha ridotti così!

- Perché, tu no?!

- CERTO CHE NO! Non si torna indietro, sarebbe l’ennesima cazzata, e poi a che pro? Non cambierebbe nulla. NO, proprio non esiste, non sono scemo, io.

- E allora continuiamo a stare fermi. Quanto è passato, due anni? Forse di più! Ti ricordo che c’è anche l’inquilino del piano di sotto che avrebbe di che lamentarsi…

- Lui non conta un cazzo. Cioè, si, ok… non erano le parole più adatte effettivamente…

- Non puoi resistere per sempre! Prima o poi dovrai cedere, e a quel punto veramente andrà tutto a puttane. E non solo metaforicamente.

- Siamo ancora molto lontani da quel punto. Credo. E comunque stai certo che rimarrà sempre e solo una metafora. Riferisci anche a quello di sotto, non ci sperasse.

- Vedremo. Comunque, parlavamo di lei. Fottitene ti dico, buttati!

- “Buttati”… è un salto mica da poco, non trovi?

- Quel problema è risolvibile, l’hai già fatto una volta.

- Appunto, ed è stata la più grossa cazzata della nostra vita probabilmente.

- Ma non è stato mai un vero problema per te… e poi, non hai detto che lo farai comunque?!

- Si, certo, e lo farò, ma non per quel motivo, quindi non mischiamo le carte. Al limite lei potrebbe essere un motivo in più, se mai dovesse esserci una vaga speranza. Per ora, comunque, non c’è nemmeno da discuterne.

- Ma perché no?! Provaci!

-  Non lo farò… a parte che anche se lo facessi, chi mi garantisce il risultato?

- Ma l’hai visto che tutto sommato…

- Tutto sommato che?!?!?! Non significa ASSOLUTAMENTE niente! Certo che sei proprio un idiota, subito ti illudi tu!

- E tu invece non ti illudi mai, e fai male. Eppure, quando hai dato retta a me, ha funzionato.

- Si?! Quante volte? E come è finita? L’hai visto benissimo, lo vedi ancora adesso come sanguini, o no?

- …

- Visto?! Tu hai poca memoria, ma le cicatrici sono lì, restano, e il dolore lo sentiamo tutti e due.

- Hai ragione… MA DIAVOLO, COSI’ DI CERTO NON GUARISCONO!

- Il tempo guarisce tutto.

- Col cacchio. Il tempo non guarisce niente, sei solo tu che ti abitui. E poi l’hai visto cosa succede quando ti fai assalire dai ricordi, quando guardi la luna!

- …

- Uno a uno, palla al centro. Tanto, alla fine, ho ragione io.

- No caro, la ragione, fino a prova contraria, appartiene a me per definizione. E sono io che mando avanti la baracca, quindi si fa come dico io.

- E allora FAI. Cacchio, lo vedi che è perfetta, è tutto ciò che abbiamo sempre desiderato, il nostro ideale!

- Ma se la conosco appena…

- E quante volte hai sbagliato una prima impressione?

- MAI. Ma non significa niente, è poi non ho ancora ben chiaro se la prima impressione è roba mia o tua.

- Però…

- Si si, lo so, si è sempre rivelata quella giusta, anche quando dopo io ho cambiato idea. Ma potrebbe essere una coincidenza, bisogna sempre dubitare, solo gli idioti non dubitano.

- In ogni caso devi ammettere che la pensi come me.

- Si, va bene, dai dati in mio possesso risulta effettivamente e incredibilmente simile a quello che è il nostro ideale. Il fatto è che statisticamente è quasi impossibile una cosa del genere.

- Quasi. E poi ha meno tette del nostro ideale, no?!

- Idiota… Beh, però è vero, e questo aumenta le possibilità che sia reale. Naturalmente è un dettaglio assolutamente ininfluente, quindi non posso nemmeno usarlo come appiglio per convincerti a lasciar perdere.

- Bella però, eh? Aahw…

- Si certo. Troppo per noi.

- Non dire stronzate, non è che l’altra fosse da meno, eppure ce l’abbiamo fatta!

- Si, come no. Sarà anche durata tanto, ma per me è solo il risultato che conta, ed il risultato è che se n’è andata. E sebbene non vuoi proprio sentirtelo dire, sai quali sono i miei sospetti sul perché l’ha fatto.

- Ne hai un milione di sospetti diversi, e nessuno veramente valido.

- Quello è il più probabile, l’unica cosa che non posso controllare o modificare.

- E’ una scusa, è lo sai benissimo. E poi lui ti pare meglio?!

- …

- Due a uno. Eeeh!!!

- Va bene, può darsi che non conti. Fottute insicurezze. Comunque sia, ammesso che decidessi di agire, che dovremmo fare?

- Ah, non chiederlo a me, io sono l’idiota, sei tu quello che manda avanti la baracca. La creatività non ti manca di sicuro.

- Allora, per adesso, attenderò.

L.L.

sabato 12 marzo 2011

Grande Giulia


Grande Giulia

Era domenica 4 Agosto e Giulia, la bimba - cannone del paese, volteggiò tre volte sul sagrato della piccola chiesa, senza piangere. Corse verso casa con pesanti salti di danza ma senza fatica, facendosi strattonare dal vento i lunghi capelli crespi e folti. Senza sudore spalancò la porta d’ingresso per saltare fra le braccia della nonna e urlare quello che aveva appena sentito per la prima volta: “Giulia, sei bellissima!”. L’anziana donna ignorò Giulia e continuò indifferente a preparare l’impasto per la focaccia. Senza sorpresa, la bambina si trascinò verso la sua camera da letto. Qui, volse lo sguardo verso la finestra, oltre la chiesa e venne attratta dai colori accesi di un tendone, sorto probabilmente durante la notte. Il circo era in paese. Era più eccitata di prima e volò verso la bocca spalancata dell’arena. La prima cosa che vide al centro della pista, fu una donna bignè intrappolata in un cannone rosso fuoco. Non aveva paura questa e aspettava sorridendo, come fosse il suo compleanno, il momento in cui avrebbero dato fuoco alla miccia. Lo sparo fu assordante e la vecchia donna cannone con una leggerezza inimmaginabile, atterrò con un inchino regale che diede il via allo spettacolo. Non aveva mai visto niente di simile, e fu in quel momento che capì che tutti i suoi chili di troppo, sarebbero serviti a qualcosa. A far emozionare i bambini e a far sorridere gli adulti. Durante la notte, raccattò le sue cose e scappò con il circo. Non più bambina, era ormai una donna. Cresciuta con padri clown e domatori, con madri nane e ballerine. Dopo mille lanci, Giulia si trovò di fronte allo specchio, prima dell’ennesimo spettacolo e volteggiando tra pailletes e lustrini, pop corn e cellulite, per la prima volta si accorse del suo coraggio e si disse: “Giulia sei bellissima!”

I ragazzi del Laboratorio 2010-2011


Si è concluso Lunedì 7 Marzo il Laboratorio di scrittura Creativa " Dentro le parole", un'esperienza unica intorno al mondo delle parole. Un grazie a tutti i ragazzi che hanno partecipato, coltivando con me pensieri, fantasie, sogni e soprattutto storie.... A breve sul blog tutti i racconti finali dei ragazzi... Alla prossima esperienza...

mercoledì 16 febbraio 2011

Personaggi



Nome: Clotilde Andromenda
Cognome: Persea
Età : 35
Colore capelli – occhi: biondo, nero
Altezza:  1.78
Misure: 90-70.80
Peso: 75 kg
Segni particolari: cicatrice sul petto, farfalla sulla coscia, scritta “Balena” sul braccio, bellissima
Professione/ istruzione:  doppio lavoro- barista/tassista
Nazionalità: greco-italiana
Stato civile: sposata (con me)
Aspirazioni: fotografa ambientale, giornalista pubblicista, cantante
Residenza:  Firenze


Nome: Felice
Cognome:  Mastronzo
 Età: 45
Colore capelli- occhi: biondo, verdi
Altezza: 1.73
Misure: 70, 65, 69
Peso: 90 kg
Segni particolari: pochi capelli, neo sul naso, molto forte, stonato
Professione/ istruzione: imbianchino
Nazionalità: italiana
Stato civile: non pervenuto
Aspirazioni: modello, cantante neomelodico, andare in Formula 1come pilota
Residenza: Abbiategrasso

Giuseppe

Skaz


Ma va! Signò li non si parkeggia. Ma guarda quel vetust non sa auto mobilizzare la sua machina. Si è bollato manco fosse un francobollo. Ma in che mondo boia ci si vive. Ormai tutti i maranza c’hanno i soldi: cechicha il calesse con tutte le curvelle e le cerveza sono più parrucate di Platinette; c’è chi si diverte bottigliando sciannamanicamente gli zebedei come Tafazzi;  c’è chi come lor signor con la sua cabriolet che accinge a non looknado il saraceno abbassato dove ci ha scritto “no parkingo”. Ma va la, le Monde come le Figarò, est pazz. E io ragazz smazz nel mezz della via e “strada facendo” vedo Fili “bella zia”. Però me so scoccià, e che bella pischella.

Ad un consiglio comunale

Assessore si sieda per favore, e non fate la gallinella. Pic. Onorevole Cruciani Lancilotto sssh plis, no condom no party e se parte , la proscen fois, avvisami. E la prossima volta non chuparmi il posto. Dura lex … dura lex e che l’ ”aguila” della legge voli. Ass. Barba, bella zia su silenzio. Assessore Agnesi, parlate preg. pic.

Giuseppe

La felicità dorme


Sola con i propri pensieri in un auto, e il posto passeggeri è vuoto come la sua esistenza, Mia guarda fisso, immobile l’orizzonte, l’infinito e pensa alle mille favole raccontate da chi parla parla che sarebbero quelle persone che, fin da quel pomeriggio, li bombardavano di chiamate di cellulare e sms. Mia non è può più, si è stancata. Troppe persone che le chiedevano consigli, aiuti sui problemi di cuori, quando è lei ad avere bisogno, non solo. C’era chi le diceva quello che doveva dire, a volte con toni bruschi. Mia è stanca, non è poteva più. Per questo ha preso la macchina ed è andata sulla scogliera. Sola, in quel auto, Mia non è più la donna che era. Lo sguardo duro come una pietra, volto pallido con i capelli giallo inamidati con un ghigno cinico di chi si vuole vendicare di quei moralisti, persone con la coscienza sporca che l’hanno segnata.

Giuseppe

Nessuna gioia è uguale ad un'altra


John e Jack tremavano alla vista di Rogu e più passava il tempo, vedendo i suoi sorrisi e gli occhi brillanti, non tremavano più, sembravano colti da un terremoto. Ed era bella come il sole e Rogu era attratta sempre più verso “JJ” e i suoi occhi li fissavano sempre. Jonh e Jack, invece, erano troppo cotti per capire quello che provavano, non era innamoramento, ma amore puro, una passione che li faceva sembrare …

Giuseppe