mercoledì 5 ottobre 2011

Dialogo organico

- Ma perché no?!

- Lo sai perché, ho dei princìpi io. Non farei mai una cosa del genere a lui. Lo rispetto, è un bravo ragazzo.

- Ma se t’hanno detto che…

- Se quella voce fosse confermata è un conto, per ora è solo un’ipotesi.

- Si, e tu sai bene che potrebbe esser fondata.

- Non ne era sicuro nemmeno chi me l’ha detto, figurati. D'altronde dovrebbe essere stupido per fare una cosa del genere. E poi, comunque sia, che dovrei fare?!?!

- Provaci, ne sei innamorato o no?!

- Sai bene che per me quella parola è rinchiusa in una cassaforte… di un caveau di massima sicurezza… sulla luna, presumibilmente.

- Si, certo, ma io dico che...

- Tu sei un idiota, abusi troppo di certe parole.

- Forse, o forse l’idiota sei tu. Intanto mandi tutto a puttane per i tuoi fottuti ideali.

- Fino a prova contraria, ogni volta che s’è fatto come dicevi tu è andato tutto a puttane. E poi lo vedi come sei incoerente, tu vorresti anche tornare indietro, da chi ci ha ridotti così!

- Perché, tu no?!

- CERTO CHE NO! Non si torna indietro, sarebbe l’ennesima cazzata, e poi a che pro? Non cambierebbe nulla. NO, proprio non esiste, non sono scemo, io.

- E allora continuiamo a stare fermi. Quanto è passato, due anni? Forse di più! Ti ricordo che c’è anche l’inquilino del piano di sotto che avrebbe di che lamentarsi…

- Lui non conta un cazzo. Cioè, si, ok… non erano le parole più adatte effettivamente…

- Non puoi resistere per sempre! Prima o poi dovrai cedere, e a quel punto veramente andrà tutto a puttane. E non solo metaforicamente.

- Siamo ancora molto lontani da quel punto. Credo. E comunque stai certo che rimarrà sempre e solo una metafora. Riferisci anche a quello di sotto, non ci sperasse.

- Vedremo. Comunque, parlavamo di lei. Fottitene ti dico, buttati!

- “Buttati”… è un salto mica da poco, non trovi?

- Quel problema è risolvibile, l’hai già fatto una volta.

- Appunto, ed è stata la più grossa cazzata della nostra vita probabilmente.

- Ma non è stato mai un vero problema per te… e poi, non hai detto che lo farai comunque?!

- Si, certo, e lo farò, ma non per quel motivo, quindi non mischiamo le carte. Al limite lei potrebbe essere un motivo in più, se mai dovesse esserci una vaga speranza. Per ora, comunque, non c’è nemmeno da discuterne.

- Ma perché no?! Provaci!

-  Non lo farò… a parte che anche se lo facessi, chi mi garantisce il risultato?

- Ma l’hai visto che tutto sommato…

- Tutto sommato che?!?!?! Non significa ASSOLUTAMENTE niente! Certo che sei proprio un idiota, subito ti illudi tu!

- E tu invece non ti illudi mai, e fai male. Eppure, quando hai dato retta a me, ha funzionato.

- Si?! Quante volte? E come è finita? L’hai visto benissimo, lo vedi ancora adesso come sanguini, o no?

- …

- Visto?! Tu hai poca memoria, ma le cicatrici sono lì, restano, e il dolore lo sentiamo tutti e due.

- Hai ragione… MA DIAVOLO, COSI’ DI CERTO NON GUARISCONO!

- Il tempo guarisce tutto.

- Col cacchio. Il tempo non guarisce niente, sei solo tu che ti abitui. E poi l’hai visto cosa succede quando ti fai assalire dai ricordi, quando guardi la luna!

- …

- Uno a uno, palla al centro. Tanto, alla fine, ho ragione io.

- No caro, la ragione, fino a prova contraria, appartiene a me per definizione. E sono io che mando avanti la baracca, quindi si fa come dico io.

- E allora FAI. Cacchio, lo vedi che è perfetta, è tutto ciò che abbiamo sempre desiderato, il nostro ideale!

- Ma se la conosco appena…

- E quante volte hai sbagliato una prima impressione?

- MAI. Ma non significa niente, è poi non ho ancora ben chiaro se la prima impressione è roba mia o tua.

- Però…

- Si si, lo so, si è sempre rivelata quella giusta, anche quando dopo io ho cambiato idea. Ma potrebbe essere una coincidenza, bisogna sempre dubitare, solo gli idioti non dubitano.

- In ogni caso devi ammettere che la pensi come me.

- Si, va bene, dai dati in mio possesso risulta effettivamente e incredibilmente simile a quello che è il nostro ideale. Il fatto è che statisticamente è quasi impossibile una cosa del genere.

- Quasi. E poi ha meno tette del nostro ideale, no?!

- Idiota… Beh, però è vero, e questo aumenta le possibilità che sia reale. Naturalmente è un dettaglio assolutamente ininfluente, quindi non posso nemmeno usarlo come appiglio per convincerti a lasciar perdere.

- Bella però, eh? Aahw…

- Si certo. Troppo per noi.

- Non dire stronzate, non è che l’altra fosse da meno, eppure ce l’abbiamo fatta!

- Si, come no. Sarà anche durata tanto, ma per me è solo il risultato che conta, ed il risultato è che se n’è andata. E sebbene non vuoi proprio sentirtelo dire, sai quali sono i miei sospetti sul perché l’ha fatto.

- Ne hai un milione di sospetti diversi, e nessuno veramente valido.

- Quello è il più probabile, l’unica cosa che non posso controllare o modificare.

- E’ una scusa, è lo sai benissimo. E poi lui ti pare meglio?!

- …

- Due a uno. Eeeh!!!

- Va bene, può darsi che non conti. Fottute insicurezze. Comunque sia, ammesso che decidessi di agire, che dovremmo fare?

- Ah, non chiederlo a me, io sono l’idiota, sei tu quello che manda avanti la baracca. La creatività non ti manca di sicuro.

- Allora, per adesso, attenderò.

L.L.

sabato 12 marzo 2011

Grande Giulia


Grande Giulia

Era domenica 4 Agosto e Giulia, la bimba - cannone del paese, volteggiò tre volte sul sagrato della piccola chiesa, senza piangere. Corse verso casa con pesanti salti di danza ma senza fatica, facendosi strattonare dal vento i lunghi capelli crespi e folti. Senza sudore spalancò la porta d’ingresso per saltare fra le braccia della nonna e urlare quello che aveva appena sentito per la prima volta: “Giulia, sei bellissima!”. L’anziana donna ignorò Giulia e continuò indifferente a preparare l’impasto per la focaccia. Senza sorpresa, la bambina si trascinò verso la sua camera da letto. Qui, volse lo sguardo verso la finestra, oltre la chiesa e venne attratta dai colori accesi di un tendone, sorto probabilmente durante la notte. Il circo era in paese. Era più eccitata di prima e volò verso la bocca spalancata dell’arena. La prima cosa che vide al centro della pista, fu una donna bignè intrappolata in un cannone rosso fuoco. Non aveva paura questa e aspettava sorridendo, come fosse il suo compleanno, il momento in cui avrebbero dato fuoco alla miccia. Lo sparo fu assordante e la vecchia donna cannone con una leggerezza inimmaginabile, atterrò con un inchino regale che diede il via allo spettacolo. Non aveva mai visto niente di simile, e fu in quel momento che capì che tutti i suoi chili di troppo, sarebbero serviti a qualcosa. A far emozionare i bambini e a far sorridere gli adulti. Durante la notte, raccattò le sue cose e scappò con il circo. Non più bambina, era ormai una donna. Cresciuta con padri clown e domatori, con madri nane e ballerine. Dopo mille lanci, Giulia si trovò di fronte allo specchio, prima dell’ennesimo spettacolo e volteggiando tra pailletes e lustrini, pop corn e cellulite, per la prima volta si accorse del suo coraggio e si disse: “Giulia sei bellissima!”

I ragazzi del Laboratorio 2010-2011


Si è concluso Lunedì 7 Marzo il Laboratorio di scrittura Creativa " Dentro le parole", un'esperienza unica intorno al mondo delle parole. Un grazie a tutti i ragazzi che hanno partecipato, coltivando con me pensieri, fantasie, sogni e soprattutto storie.... A breve sul blog tutti i racconti finali dei ragazzi... Alla prossima esperienza...

mercoledì 16 febbraio 2011

Personaggi



Nome: Clotilde Andromenda
Cognome: Persea
Età : 35
Colore capelli – occhi: biondo, nero
Altezza:  1.78
Misure: 90-70.80
Peso: 75 kg
Segni particolari: cicatrice sul petto, farfalla sulla coscia, scritta “Balena” sul braccio, bellissima
Professione/ istruzione:  doppio lavoro- barista/tassista
Nazionalità: greco-italiana
Stato civile: sposata (con me)
Aspirazioni: fotografa ambientale, giornalista pubblicista, cantante
Residenza:  Firenze


Nome: Felice
Cognome:  Mastronzo
 Età: 45
Colore capelli- occhi: biondo, verdi
Altezza: 1.73
Misure: 70, 65, 69
Peso: 90 kg
Segni particolari: pochi capelli, neo sul naso, molto forte, stonato
Professione/ istruzione: imbianchino
Nazionalità: italiana
Stato civile: non pervenuto
Aspirazioni: modello, cantante neomelodico, andare in Formula 1come pilota
Residenza: Abbiategrasso

Giuseppe

Skaz


Ma va! Signò li non si parkeggia. Ma guarda quel vetust non sa auto mobilizzare la sua machina. Si è bollato manco fosse un francobollo. Ma in che mondo boia ci si vive. Ormai tutti i maranza c’hanno i soldi: cechicha il calesse con tutte le curvelle e le cerveza sono più parrucate di Platinette; c’è chi si diverte bottigliando sciannamanicamente gli zebedei come Tafazzi;  c’è chi come lor signor con la sua cabriolet che accinge a non looknado il saraceno abbassato dove ci ha scritto “no parkingo”. Ma va la, le Monde come le Figarò, est pazz. E io ragazz smazz nel mezz della via e “strada facendo” vedo Fili “bella zia”. Però me so scoccià, e che bella pischella.

Ad un consiglio comunale

Assessore si sieda per favore, e non fate la gallinella. Pic. Onorevole Cruciani Lancilotto sssh plis, no condom no party e se parte , la proscen fois, avvisami. E la prossima volta non chuparmi il posto. Dura lex … dura lex e che l’ ”aguila” della legge voli. Ass. Barba, bella zia su silenzio. Assessore Agnesi, parlate preg. pic.

Giuseppe

La felicità dorme


Sola con i propri pensieri in un auto, e il posto passeggeri è vuoto come la sua esistenza, Mia guarda fisso, immobile l’orizzonte, l’infinito e pensa alle mille favole raccontate da chi parla parla che sarebbero quelle persone che, fin da quel pomeriggio, li bombardavano di chiamate di cellulare e sms. Mia non è può più, si è stancata. Troppe persone che le chiedevano consigli, aiuti sui problemi di cuori, quando è lei ad avere bisogno, non solo. C’era chi le diceva quello che doveva dire, a volte con toni bruschi. Mia è stanca, non è poteva più. Per questo ha preso la macchina ed è andata sulla scogliera. Sola, in quel auto, Mia non è più la donna che era. Lo sguardo duro come una pietra, volto pallido con i capelli giallo inamidati con un ghigno cinico di chi si vuole vendicare di quei moralisti, persone con la coscienza sporca che l’hanno segnata.

Giuseppe

Nessuna gioia è uguale ad un'altra


John e Jack tremavano alla vista di Rogu e più passava il tempo, vedendo i suoi sorrisi e gli occhi brillanti, non tremavano più, sembravano colti da un terremoto. Ed era bella come il sole e Rogu era attratta sempre più verso “JJ” e i suoi occhi li fissavano sempre. Jonh e Jack, invece, erano troppo cotti per capire quello che provavano, non era innamoramento, ma amore puro, una passione che li faceva sembrare …

Giuseppe

Pentima


Come gargoyle i cannoni di Portavecchia stanno appollaiati sulle mura antiche, testimoni di un passato sempre più dimenticato. E nel cielo , tra le stelle e costellazioni, il silenzio. La bandiera dell’Italia che folleggia nel vento, le luci accecanti, auto parcheggiate – che danno l’impressione di stare in una città- danno un guizzo sulle abitudini e manie dell’uomo d’oggi. E tra antico e moderno, carrozze di ieri e d’oggi, come ultimi irremovibili romantici, le panchine guardano il mare ascoltando la voce delle onde che da  secoli fanno musica, nessun altro rumore ad infastidire l’aria tersa per il freddo. Un urlo “TI AMO” spezza il silenzio. È un ragazzo che seduto scruta l’infinito. 

Giuseppe

Scarpa, autobus, vento


Una scarpa del giovane Jim, che stava in un angolo buio e fatiscente, venne rapita da Jecky, la madre, che a causa della puzza la mise fuori appendendola. Quel giorno il vento era molto forte e fece staccare la scarpa della molletta facendola volare. Dopo aver incontrato nuvole, uccelli e anche sguardi increduli di persone, la scarpa si adagiò su di un autobus. Per Jim non è più la stessa cosa. 

Giuseppe

Consiglio surreale


Leggi quando cammina ma poi non ti lamentare se poi in ospedale ti aprono come un libro
Altri consigli assurdi e surreali
Respira una nuvola e fai scatenare una tempesta
Rompi il cellulare salvando le chiamate in uscita
Compra una macchina da scrivere, e inserisci il mouse per andare su internet
Clicca il corpo di una ragazza, ti manderà un  sms
Accarezza la tua sorellina come un peluche
Guarda il sole, i tuoi occhi potrebbero tremare e scatenare un terremoto per la gioia
Prendi un bambino di 7 anni e fai uscire in lui l’anima di un adulto
Compra un auto, utilizzala, fai un incidente e racconta la tua storia ..  a te stesso che ti giudicherà
Salva il mondo, bravo. C’è un piccolo problema: perché il tuo pezzo di mondo è ancora sporco
Dopo aver spazzato, lava il pavimento con la lingua
Fai crescere una pianta con un sorriso
Apri il cielo con gli occhi
Nuota in un vulcano, e poi fammi sapere se hai visto il centro della terra.

Giuseppe

CENERENTOLA: UN PUNTO DI VISTA


“Figliola mia, hai buone ragioni per piangere. Grande è il guaio che ti è capitato!
Io non ci sarò più a coccolarti e difenderti da quello sciagurato, traditore ed infame di tuo padre. Vigliacco e meschino! Non aspettava che la mia morte per riprendere moglie e figliastre e buttarle al pascolo in casa nostra. Perverso e turpe, ora consenti alle tre infide sgualdrine di maltrattare la nostra unica e povera figlioletta. Come ti hanno chiamata povera piccina mia? Ti avevo dato un nome bello e nobile e queste vipere ti hanno appiccicato quell’orgia di sillabe che parte con la cenere e finisce con un rantolo. Ma che stiamo in un’altra favola? Troverò un modo per salvarti. Ritorna domani”.
Pensieri simili agitavano questa povera anima. La mamma di Cenerentola, sempre devota e pia, non era morta in pace e stava ancora peggio nel vedere la sua unica figlia in quelle condizioni. Ma sull’orlo dell’eterna disperazione trovò la forza di rivolgersi all’unica cosa che poteva salvare sé stessa e la sua figliola.
Il giorno dopo infatti la sudicia orfanella ritornò alla tomba per piangere la sua mamma.
“Piccina, ho fatto un patto con il diavolo: gli ho ceduto la mia anima in cambio di un potere magico. Pianta un rametto di noccilo qui e fallo crescere forte e robusto con le tue lacrime. Chiedi all’uccelletto bianco che si poserà per primo sui suoi rami ori ed argenti e tutto quello che vorrai. Quando il principe darà la festa di tre giorni per scegliere moglie…Insomma sai già come andrà a finire. E vissero tutti…

Giangi

BIANCANEVE: UN PUNTO DI VISTA

Questa donna finirà male. Non può continuare con questo rovello senza rischiare di bruciarsi. Da quando si è sposata non fa altro che passare e ripassare davanti a me soffermandosi ad intervalli irregolari e guardandomi con infinita disperazione.
Non riesce a farsene una ragione: la sua figliastra non è più bella: è diversamente bella. Diamine!  solo una bambina, ha appena sette anni!
Come fa a nutrire tanta invidia per un’infante. Certo, se questi sono i presupposti fra qualche anno, quando avrà la stessa età della regina, sarà una splendida ragazza.
Ma fino ad allora quante cose potranno accaderle. Un incantesimo ben fatto, un sortilegio ben assestato e il rancore potrà svanire in un baleno.
E invece ha già incaricato quel cacciatore scimunito di ammazzarla e ricavarne polmoni e fegato per una gustosissima cena: masochista. E ci ha rimesso la pellaccia un povero cinghialetto mentre la piccoletta è in villeggiatura in casa di quei sette minatori da comodino.
Mi sa che adesso me lo richiede. Ma sei proprio pazza, io devo dire sempre la verità, non posso mentire! Per il tuo bene, gira al largo! Mi sa che non mi ascolta neanche questa volta. Mi sta già fissando con quegli occhi rossi e interrogativi.
Eppoi, a guardarti bene non sei neanche tanto male. Però sei proprio cocciù…!
“Specchio fatato, in questo castello,
hai forse visto aspetto più bello?”
“Il tuo aspetto qui di tutte è il più bello.
Ma lontano da qui, in una casina
di sette nani, piccina piccina,
è Biancaneve dalla chioma corvina
molto più bella della Regina!”
Io ti avevo avvertita!
Ma che sta cercando? Un pettine ed una mela? Che cosa ne farà mai? Demoniaccio di una donna, tu brucerai all’inferno!
E vissero tutti…


Giangi

CONSIGLI SURREALI

Consulta sempre il manuale prima di fare come ti pare.
Non mi interessa chi resta, mi interessa chi muore.
Quando il tempo scorre l’ acqua fa uno strano ticchettio.
Se fuori piove, dentro sole.
Desidera un matrimonio intimo: solo tu!
Guida la macchina solo al contrario.
Urla al becchino che il cielo prima o poi muore.
Rimani chiuso dentro, solo così troverai l’ uscita.
Fai convergere le tue idee nel collo di un imbuto prima di sputarle via.
Nell’ incertezza decidi di non decidere.
Vivere fa rima con se stesso.
Soffoca i sentimenti mentre respiri i sospiri.
Accendi la sigaretta e manda in fumo la fantasia.
Scatta una foto quando vuoi bloccare il fluire continuo dei sentimenti.
Taglia un albero solo per farne un libro e usa la stupidità per darle fuoco
Accendi una candela e spegni il fuoco.

Cinzia

Descrizione di un film...

Non si capisce bene come finisce il film, ma secondo me muoiono tutti!
Fatto sta che la protagonista è una giovane ragazza di cui non ricordo il nome…forse comincia per F, ah si, sicuramente Giovanna…no, forse no!
Vabbè, andiamo avanti ……il padre, a quella poverina, le ha affibbiato il soprannome di un cartone animato, di quell’animaletto tristissimo che perde la mamma che si è buttata sotto un treno…ma non è Dumbo…ah, si, è Bamby. Quindi almeno è sicuro che la ragazzina si fa chiamare da tutti Bamby.
Insomma, è estate, fa caldo, e lei parte per un viaggio insieme ai genitori.
Lo sapevate che l’ attrice, nella vita reale, si è suicidata? E che anche altri attori del film sono morti in maniera strana?
Ma cosa stavo dicendo?
Sì, che lei è andata in montagna a sciare con la sorella.
Lei è molto carina anche se piccoletta: ha i capelli ricci e castani, molto magra, ben proporzionata anche se senza tette.
Insomma, arriva la villaggio e comincia a frequentare gente strana. Non ho capito bene come, forse perché porta alcuni cocomeri ad una festa, un tizio mooooltoooooo carino è costretto a fare alcune prove di ballo con lei, ma di nascosto, che se il padre se ne accorge sono cazzi!!!
Lei è ricca e lui è uno che se la fa con tutte, ma solo in apparenza. In realtà è un tipo tranquillo, ha solo messo in cinta l’ amica bionda e non ne vuole sapere proprio niente del bimbo, quindi la costringe ad abortire in casa, senza nemmeno andare in ospedale.
No, no! Non è lui il padre del bambino, scusate, è il cameriere dell’ albergo che nel frattempo sta con la figlia del padre, e quindi con la sorella…..di Bamby.
In sintesi: i due, che nel frattempo si sono diciamo innamorati, si esibiscono, il padre li scopre e come previsto decide che è lui l’ uomo adatto a sua figlia.
Ma lui è costretto ad andarsene perché ha trovato un lavoro migliore…non potete capire le risate durante quelle scene.
Poi lui torna a sorpresa durante una festa in maschera, si avvicina al tavolo di lei e dice: ‘Non può piovere per sempre’. mi sa che sto facendo un gran casino! Quella frase è di un altro film famoso: Il Gabbiano!
Lui dice: ‘Nessuno può mettere Bamby in un angolo!’.
Ma qualcosa non mi torna…e certo….lei si chiama Baby. ‘Nessuno può mettere Baby in un angolo!’
E vissero tutti felici e contenti!!!
Quindi, probabilmente, non muore nessuno!

Cinzia

LA MIA GIORNATA TIPO: 25'MINUTI


In genere torno a casa dopo aver trascorso decisamente troppe ore fuori.
Ho giusto la forza per una doccia, una cena veloce mentre guardo ‘Un posto al sole’ con mamma e papà, e poi di corsa in camera.
Ho bisogno di stare un po’ nel mio mondo e di pensare un po’ a me stessa.
Non ho mai voglia di mettere in ordine e rimando tutto al fine settimana. Indosso il pigiamino e mi metto a letto: tv o libro? Vince quasi sempre il libro.
Dovrei accendere il PC e videochiamare Fabrizio, ma l’ idea di rimettermi al computer pure a casa mi disgusta. Preferisco il telefono sotto il piumone, anche perché a quell’ ora e con con quella faccia….
Non spengo la luce mai prima di mezza notte.
La mia sveglia suona alle 6e40 ma io la pospongo all’ infinito.
E ogni giorno sono in regolare in ritardo! Non riesco mai a fare metano che la sera prima ho rimandato alla mattina dopo.
E cominciano i miei 25 minuti di riflessione in macchina. Ormai non penso più alla strada ed allo stronzo di turno che non lascia libera la corsia di sorpasso pur andando a 50 all’ ora.
Rido ascoltando RDS, cerco il mare per scoprire se è incazzato, penso a ciò che ho letto al sera prima, a cosa porterò con me a Cagliari il fine settimana dopo, ma mai a cosa dovrò fare a lavoro una volta arrivata. I pensieri doverosi devono cominciare solo dopo le 8e30.…diciamo dopo le 8e40 considerato il ritardo!
Poi trucco, telefono e ricomincia la giornata.

Cinzia

LA PENTIMA…SPACCATA


Sono arrivata tardi ed ho parcheggiato la mia Panda dal lato della porta vecchia: a sinistra la spiaggia, di fronte a me la passeggiata illuminata della Pentima Spaccata.
Non scendo: 1 perché ho freddo oltre che fame; 2 mi sento un po’ sfigata a passeggiare da sola in un posto che un tempo ritenevo molto romantico.
Da qui prevale il bianco dei marmi ed il nero delle ringhiere e dei lampioni a cui hanno rubato tutte le sfere di vetro; per fortuna hanno risparmiato le lampadine.
Sullo sfondo il cielo buio.
Apro il finestrino e sento sotto di me il rumore del mare che è calmo, come ormai da diversi giorni.
Immagino di percorrere il viale davanti a me: credo di conoscerlo alla perfezione, nonostante le modifiche che ha subito nel tempo.
In genere percorrevamo una parte del viale con il mio Zip rosso fiammante, e ci fermavamo immediatamente a destra. C’ era una sorta di piattaforma su cui ci sedevamo a fumare dopo aver mangiato i panzerottini fritti del panificio dello Studente e bevuto Estatè al limone.
A quei tempi alla mia sinistra c’ era un ponte di legno montato sugli scogli che appena riaffiorano. Era suggestivo, ma una mareggiata lo ha distrutto forse 15 anni fa. Il progettista avrebbe dovuto prevederne il rischio.
E sempre a sinistra è rimasta intatta (forse solo un po’ corrosa dal tempo, dalla salsedine e dai teppisti) una scalinata a forma di U asimmetrica. Sarà alta in tutto 1 metro e se ti siedi in sommità puoi guardare il mare e ammirare una parte delle mura del paese vecchio. È una vera meraviglia!
Che fortuna abitare in una città così bella!
Se continui a passeggiare non puoi non notare un edificio sulla destra: è una scuola ormai fatiscente.
Dall’ altro lato solo qualche panchina distrutta, gli scogli, il mare. Un tempo venivamo a fare il bagno, l’ acqua era limpidissima. Poi il divieto di balneazione. Ho sempre considerato la parte finale, quella verso la strada, poco interessante.
Metto in moto e torno a casa: la focaccia con i carciofi mi aspetta!

Cinzia

CAPPUCCETTO ROSSO…IL PUNTO DI VISTA DELLA NONNINA


Era un giorno che proprio non mi sentivo.
La sera prima avevo fatto un po’ tardi ed esagerato un po’, ma non più del solito. Poi faceva molto freddo ed il vestito che avevo messo era troppo leggero. Ma se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire!
Quindi ero tutta raffreddata e mi lacrimavano gli occhi, da morire!
Non mi andava nemmeno di alzarmi per prendere un bicchiere d’ acqua. Intorno girava tutto! Figurati se mi mettevo a cucinare.
Allora ho preso il cellulare ed ho chiamato mia figlia, quella che da quando si è sposata per la terza volta vive in città, e le ho detto che non sarei passata da loro. Ma mia figlia ha insistito per portarmi a casa il pranzo ed io non mi sono fatta pregare troppo anche perché avevo un po’ fame. Non mangiavo dalla sera prima e di energie ne avevo sprecate durante la notte!
Mia figlia però non aveva la macchina, che il marito era andato a lezione di pilates, e lei non poteva venire a piedi che io vivo da sola nella foresta e ci avrebbe messo troppo tempo, che poi il marito tornava e non la trovava.
Allora ha pensato di mandare la figlia piccola, quella che ancora non ha capito come ci si veste in città ed indossa sempre uno strano cappottino rosso. Bello il colore ma il modello un po’ fuori moda. Per questo io la chiamo ‘Cappuccetto molto antico rosso’.
Ma per non farla stancare troppo a fare il giro del mondo a piedi, le aveva consigliato di passare dal bosco. Tanto chi vuoi che possa incontrare una bambina nel bosco! La maggior parte degli animali pericolosi sono in via di estinzione.
Insomma, mia nipote si mette in cammino e chi incontra dopo 2 minuti? Ovviamente l’ unico lupo sopravvissuto del bosco, per giunta un po’ depresso perché senza cibo, senza amici con cui confidarsi e senza femmine con cui trascorrere qualche serata piacevole.
Vabbè, i due parlano un po’…come ti chiami……sei maggiorenne…..perchè questo orribile cappottino rosso…. ma come mai tu non sei ancora morto…..ma hai gli occhi gialli perché hai preso l’ epatite…..ma i tuoi denti non sono così aguzzi come raccontano….. dove stai andando….. Che poi,  da quando gli animali parlano? Mia nipote non farà mica uso di sostanze stupefacenti scadenti? Io conosco uno che vende roba buona, mi devo ricordare di darle il numero di telefono!
Insomma, i due si salutano ed il monellaccio del lupo si mettere a correre per arrivare a casa mia prima di Cappuccetto molto antico rosso. Il lupastro sa bene dove abito perché la mia è l’ unica nel bosco. E si mette a bussare. Ma io proprio non mi sentivo e non ne volevo sapere di alzarmi. Ma quello insiste ed io incazzata vado ad aprire.
Quello, senza dire niente mi chiude nella cucina e sento che apre i miei cassetti, forse sta cercando dei soldi. Ma io i soldi in casa non li tengo che ho aperto un conto on-line. Ma poi, che se ne fa un lupo dei soldi? Io non posso nemmeno gridare che non ho voce.
E sento la vocina di mia nipote che è entrata senza bussare, quella maleducata!
Io guardo dal buco della serratura e vedo che si è messo i miei vestiti, pure le mutande di pizzo, quelle delle serate speciali! Non riesco nemmeno ad avvisarlo che sono sporche! Non ho avuto mica il tempo di lavarle! Ma poi, non gli darà un po’ fastidio il filo del perizoma?
Si parlano ma non sento bene ciò che dicono!
Poi vedo il cappottino della collezione del 15-18 per terra, il rosso si fa più intenso.
Cap è sckattata! Il lupo se l’è mangiata!
Ma io ho con me il computer e tramite skype chiamo quel bel fusto che ho conosciuto la sera prima e che ha apprezzato molto il perizoma di pizzo! Mi è sembrato che avesse una pistola, ma data la situazione potrei essermi sbagliata!
Comunque lui arriva subito e rimane turbato, forse eccitato, alla vista del lupo con il mio intimo! Ci mette un po’ a riprendersi e mi confessa che si è inventato di essere un cacciatore per farsi bello, ma che in realtà lui è pure animalista quindi non può uccidere il lupo.
Allora raccolgo le forze per sfondare la porta ed il lupastro lo stordisco io con un cazzotto in testa ….reminiscenza del corso di auto difesa ce ho fatto l’ anno scorso!
Poi chiamiamo il veterinario, ma è passato un po’ di tempo…chissà se Cap è già stata digerita!

Cinzia

Monologo gergale

"Quel concerto picchiava un  casino. Rumm cantava  e sagitava manco fosse una scimmia in calore. bbellla yu. e la cricca  mi spaccava gli  orifizi e più cangureggiavano, la Rumm esalava le note dallugo. bestiale. Kapp Matt, un friendos con tantos di mentos alla morositas, mi diete una pillo. "ingorgala" e sterco  me la meto in gola. fossi morto, non sapevo che mi avesse dato un serpente piumato, ma al contrario del clinex, non aveva ali. menomale che ho fatto sputnik, se no a codesta hora stavo ospite in corsia. me no male. 
un tale, poi ha pettonudato, ci ha scritto su "sto Rumm -ato di te" e la canta lo ha visto, e il mandra li ha mandato un smacking con linguina. manà 
all' ora vampiritica tutti nel lactacyd a mariposar. domattina si va a ad autogrillarci con camogli pop cron pischellando turiste e malcapitate mugolanti"

giuseppe 
in realtà al concerto non sono andato

domenica 6 febbraio 2011

La mamma di Cappuccetto Rosso

C’era una volta,
una mamma grassottella e premurosa che un bel giorno aveva deciso di sorprendere tutta la famiglia preparando tante cose buone. Canticchiando, aveva impastato tutto il giorno, riempiendo di farina vestiti, capelli e cucina. Pensava a suo marito, sarebbe stato felice del vino, a suo figlio  e alla sua bambina. Già, la sua bambina, sorrideva pensando che da quando l’aveva ricevuta in dono, sua figlia non si era più tolta di dosso quella graziosa mantellina. E poco male se d’allora tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso.

Si era accorta che la sua figliola era particolarmente vispa:
“Cappuccetto Rosso, visto che oggi sei tanto vivace e non stai un attimo ferma, perchè non vai dalla nonna a portarle un po’ di vino e focaccia?”
“Sì mamma!”
“Mi raccomando, fai attenzione e torna prima che piova!”
“Sì mamma!”
La guardava trotterellare con il cestino di vimini ricco di delizie, e quando era ormai sparita dalla sua vista, la mamma rubiconda aveva ripreso a rassettare la casa, a sistemare tutte le sue ricette sparse e a scriverne di nuove, magari un giorno avrebbe cucinato per gente altolocata, chissà.
Mentre mescolava le verdure nel pentolone, dalla finestra con vista bosco, aveva intravisto passare il cacciatore Gino. Era sempre affascinata da quell’uomo, ma per carità, era solo un tenero affetto. E le piaceva il modo in cui ogni giorno la salutava con un cenno del cappello. Quel giorno, però, il cacciatore Gino l’aveva ignorata, era passato di filato con aria preoccupata, perdendosi subito nel bosco. Tanto era bastato per agitare la mamma di Cappuccetto Rosso, in fondo l’ultima volta che aveva visto Gino così è stato quando dava la caccia a un orso, piccolo sì ma pericoloso. Oddio, cosa mai starà succedendo in quel bosco? E se ci fosse un animale grosso e feroce? E se cominciasse davverop a piovere e Cappuccetto Rosso si perdesse? Beh, la strada per arrivare dalla nonna è breve e rettilinea ma… insomma, si sa come possono andare queste cose, no? In preda all’agitazione pensava se andare alla ricerca di sua figlia…no, meglio di no, tra poco arriveranno marito e figlio, si allarmeranno non trovandola. Forse Cappuccetto Rosso si sarà fermata a giocare con gli scoiattoli, ah, e meno male che mi ero raccomandata: fai presto, stai attenta Cappucceto Rosso!
La mamma era sul punto di piangere quando all’improvviso, con il primo buio e una timida pioggia, aveva visto spuntare da dietro una siepe il cacciatore che portava in braccio Cappuccetto Rosso e dava la mano alla nonna.
Entrambe avevavo lo sguardo spaventato e i vestiti strappati e troppo bagnati: la pioggia era leggera e appena cominciata. Ma non importava, la mamma pensava solo a correre incontro alle due, che bello riabbracciarle!
“Cappuccetto Rosso, mamma! Ma cosa vi è successo? Gino…spiegatemi qualcosa!”
“Un lupo…”
“No no Gino, lo racconto io: allora mamma, un lupo cattivo è entrato in casa della nonna, l’ha mangiata, poi quando sono arrivata io ha mangiato anche me…”
“Ma figlia mia, cosa dici?”
“No signora: ero sulle tracce del lupo da questa mattina, eh…”
“Nonna nonna, dillo tu alla mamma!”La nonna farfugliava…”Be, cara… il lupo è entrato in casa eh..”“Sì sì mamma, il lupo era nel letto della nonnna con la sua camicia da notte e la cuffietta, e la pancia gonfia così: e certo! Aveva mangiato la nonna!”
“Ma insomma, siete impazziti tutti? E questo lupo, dov’è? Scommetto che Gino gli ha tagliato la pancia per farvi uscire e adesso è morto, giusto?”
“Sì mamma!”
“Sì figlia mia!”
“Sì signora, l’ho ucciso proprio così!”
La mamma era sempre più agitata: per l’ansia che Cappuccetto Rosso le aveva dato, perché era tornata tardi e ora non riusciva a credere alle sue orecchie. Buon Dio, certo che avevano tutti una gran bella fantasia: una bimba si perde nel bosco, il cacciatore l’accompagna dalla nonna, lei non vuole stare sola e tornando tutti al punto di partenza per mangiare insieme pane, pizza e focacce. Ecco, è successo solo questo, e loro ci mettono in mezzo un lupo travestito e un salvataggio pazzesco.
Smaltita la rabbia, però, la mamma grassottella aveva cominciato a sorridere all’idea di tanta creatività, e ora era felice di aver riunito tutti attorno alla tavola. Ignorando le proteste di mamma, figlia e cacciatore che ancora sbraitavano per affermare la verità della loro storia.
Fine
Maria Grazia

domenica 23 gennaio 2011

Descrizione di un personaggio

Con i suoi 106 kg, i suoi 162 cm e la sua testa piccolina non appariva proprio armonioso e neanche somalo. Avete mai visto un somalo largo e grasso? Joussef Mhadi aveva però una passo veloce da ballerino notturno ed una voce calda da baritono. Occhi castani e capelli corti, impercettibili e neri. Bianca la fedina penale. A 43 anni aveva già sposato 4 donne e procreato 16 volte e fatto l’amore 1.000 volte. Era quasi laureato a Mogadiscio e avrebbe voluto fare il medico nella sua Africa ma era finito alla Caritas di Catania per salvare disperati di tutto il Mediterraneo e, soprattutto, se stesso.

mercoledì 19 gennaio 2011

Descrizione di un personaggio

 
IL PRIMO INCONTRO
Finalmente ho l’occasione di vederla di persona, dopo tante chiacchiere scambiate in chat. Eccola lì, seduta su una panca del Pub, con una chitarra acustica tra le braccia, intenta ad accordarla.
La prima cosa che si nota in lei sono i capelli: capelli lunghi, ricci e vivacemente rossi che scendono sulle sue spalle contrastando con il bianco candido della sua pelle e creando un gioco di colori impossibile da non notare. Sembra quasi che madre natura abbia voluto evidenziarla con le sue tempere, in modo da rendere subito palese a tutti quanto speciale e unica lei sia.
Il suo fisico magro, slanciato ed esile come quello di una modella dà subito l’idea di una fragilità indifesa, fragilità che si riflette nel suo carattere delicato come le ali di una farfalla.
Le labbra sottili, in perfetta sintonia con i lineamenti del suo viso, sono spesso impegnate in larghi sorrisi, mentre i suoi occhi castani, quelli che più di ogni altra cosa mi hanno rapito, tradiscono una tristezza profonda, straziante, malinconica, a tratti commovente.
Ogni dettaglio del suo aspetto è legato in qualche modo alla sua anima: il bianco della pelle ricorda una purezza ed una ingenuità quasi infantili e il rosso acceso dei capelli sa di passione, la stessa passione che mette nel canto, nel ballo, nella pittura e in tutto quello che fa.
Appena si accinge a suonare e a cantare, ecco che la malinconia nei suoi occhi svanisce e ne traspare la sua anima sognatrice e libera, indefinibile com’è indefinibile la bellezza di un’opera d’arte.
Ed è così che ogni mio desiderio, ogni mia parola, ogni mio pensiero si scioglie e mi ritrovo semplicemente ad ammirarla, cercando le parole ma senza riuscire a dire nulla di sensato, ammaliato, confuso, stordito da questo meraviglioso spettacolo.
Ed è così che pian piano mi rendo conto di quanto lei sia per me irraggiungibile.

giovedì 13 gennaio 2011

Lo skaz, il monologo gergale, esercizi di stile

skaz

o skaz, dolce skaz
mi fai skazzare col tuo suono jazz.
Che sia Hip Hop, hard Rock, pop o Rap
tu mi fai gergare
vedendo una che fa dance lap.
mi fai comprare la Gazza,
e tra un corner ed un penalty
la squinzia mi dribla, e mi ammazza.

skaz, mio skaz,
non mi fai sembrare una skamorz
davanti alla crew. afacc
mi liquirizia l'urlo di munch,
mi lacera Laura Chiatt.
vorrei fare zum zum
e come single faccio bum
e col mio ganzo, mi gonzo un pò

skaz, amata skaz
menomale che ti penso e  for iu
farei delle adventure.
smack, mia amata,
e ti dedito il ballo del facocero "hakuna matata"
quel ballo dalla rima sincopata.

ti amo skaz, mi fai skiz


Giuseppe

martedì 11 gennaio 2011

Lo skaz, il monologo gergale, esercizi di stile

"Quel concerto picchiava un  casino. Rumm cantava  e sagitava manco fosse una scimmia in calore. bbellla yu. e la cricca  mi spaccava gli  orifizi e più cangureggiavano, la Rumm esalava le note dallugo. bestiale. Kapp Matt, un friendos con tantos di mentos alla morositas, mi diete una pillo. "ingorgala" e sterco  me la meto in gola. fossi morto, non sapevo che mi avesse dato un serpente piumato, ma al contrario del clinex, non aveva ali. menomale che ho fatto sputnik, se no a codesta hora stavo ospite in corsia. me no male. 
un tale, poi ha pettonudato, ci ha scritto su "sto Rumm -ato di te" e la canta lo ha visto, e il mandra li ha mandato un smacking con linguina. manà 
all' ora vampiritica tutti nel lactacyd a mariposar. domattina si va a ad autogrillarci con camogli pop cron pischellando turiste e malcapitate mugolanti"

Giuseppe Pezzati

La pentima

Stamane è una bella giornata, posso uscire per la solita camminata. Dopo 1 ora di camminata sono un po’ affaticata c’è abbastanza vento, arrivo alla pentima,  mi appoggio alla ringhiera e chiudo gli occhi, sento l’odore intenso del mare che penetra nelle narici, il rumore del mare che sbatte contro gli scogli e frangiflutti, apro gli occhi la cosa che mi colpisce subito è il colore del mare all’orizzonte di un blu intenso spezzato da piccole onde bianche, all’orizzonte sembra che delle nuvole di un tenue bianco escano dal mare, come a non voler rovinare quell’incanto si alzano verso il cielo, invece l’acqua vicino agli scogli è trasparente,  si vede il fondale, che meraviglia. Nel mare ci sono dei gozzi,  intravedo persone intente a pescare, alcuni  pescherecci fanno ritorno a riva  sono seguiti da uno sciame di gabbiani, oh! i gabbiani, mi ritorna alla mente  la lettura di un libro fatta a mia figlia quando era piccola  “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” è un romanzo di Luis SepúlvedaAndiamo avanti, la pentima è un posto suggestivo una terrazza sul mare, molto amato e frequentato, anche da turisti stranieri, oggi sono presenti, mi dispiace che sia imbrattata da scritte di ogni genere, il verde delle aiuole è alquanto trascurato, tanto per dire c’è il solito signore che fregandosene lascia il suo cane  scacazzare e fare pipì ovunque, fregandosene di pulire, mi chiedo, questo è il rispetto delle cose di tutti?
Sulla sinistra la suggestiva caletta sabbiosa, seguita dalla cinta muraria che cinge il centro storico della cittadina, le case dal bianco candido spiccano riflesse dal sole, il campanile della cattedrale erge maestoso,  sembra ricordare ai monopolitani  la casa della loro protettrice la madonna della madia.
Sono stanca, rientro a casa.

Rosaria Caria

Nessuna gioia è uguale ad un altra


Il dodici agosto del 2008 alle ore 09,30 sono in posta per pagare delle bollette, squilla il cellulare è mio figlio,  mi informa che Annalisa si  è ricoverata in ospedale ha le doglie. Sia io che Paolo (mio marito) siamo pronti per andare al mare, ci siamo entusiasmati alla notizia, corriamo a casa abbiamo riempiamo un borsone alla rinfusa  di vestiti e partiamo per Modena.
Non so descrivere cosa proviamo, il tragitto è molto agitato, non si arriva mai, il cellulare squilla in continuazione, arrivati siamo sempre molto eccitati, ma la piccola ha deciso di farsi attendere, dopo una lunga notte di attesa in ospedale,  Amelié è nata, quando finalmente  ho potuto prenderla in braccio, mi prevale   una sensazione indescrivibile tremo, rido, piango,  non riesco a controllare l’emozione, le  sussurro benvenuta piccola, sono la nonna Rosaria, ti anticipo che potrai contare sempre su di me, ti voglio bene. La bacio sulla fronte con delicatezza.
Quando siamo ormai tranquilli e  ricomposti, guardo Paolo gli dico: ora possiamo andare a cambiarci, siamo ancora in costume da bagno. 

Rosaria Caria

Poche righe in Skaz

Il cacchione 'ngappachen si fa una vasca per il corso, con gli occhi a palla di gazzosa va all'amico: "OH, finalmente ti vedo in versione 3D! Allora, come lo metti a nome sto fatto qua?". E l'altro cacchione, tutto prisciato dopo un muffolo di birra:"Mo bbast! Diciamo che 'm so zzitato!".


Maria Grazia Piemontese