La letteratura

L’esperienza della letteratura è più simile ad un’esperienza sensoriale. E’ un’esperienza assimilabile alla vita, non intellettuale. Non ci può essere una frattura tra vita e letteratura. Non si può esercitare solo il gusto narcisistico della lettura, è una gabbia. Bisogna perseguire la strada della sapienza, lasciarsi andare al testo, abbandonarci a lui. Entrare in una relazione, lasciarci sorprendere senza dirigere nulla. Creare un rapporto con un qualcosa che piano piano si svela.

Si può imparare a perdere completamente la sensibilità sulle idee, a liberarci dai concetti, dalle strutture, sentirci liberi di osare, solo dopo però aver compreso appieno le potenzialità e le infinite possibilità del linguaggio. Avere un metodo, una consapevolezza, essere dei buoni lettori ci permetterà di riconoscere una dignità letteraria a ciò che leggiamo.
La buona letteratura brucia nelle mani.
L’approccio interiore, legato alla coscienza, alle emozioni non solo forti ma anche profonde. La parola scende in fondo, lascia tracce profonde, crea echi, muove interiormente.

Il libro, per citare Mario Luzi, non è fatto per accogliere parole che siano «disabitate trasparenze», ma parole talmente dense da essere trasparenti per chi le legge: attraverso di esse il lettore può leggere se stesso e trovarvisi dentro, inquilino di quelle parole che egli stesso accoglie nella propria coscienza.

La verità della letteratura è tensione espressiva, lotta con le parole che danno voce all’interpretazione della nostra presenza nel mondo. Il punto di partenza è la concretezza. Con i concetti astratti non si fanno storie. Ma la letteratura non è mai una copia anastatica del mondo. E' invece un modo di interpretarlo, cogliendone al suo interno il mistero. Il libro e la lettura sono complici insostituibili di un esercizio interiore.

Dada Medico dopo una lezione con Sta's.