martedì 14 dicembre 2010

La felicità dorme

Ascoltare Benvegnù mentre aspetto che il treno parta per raggiungere la mia fermata, che non è la mia meta. Ieri, come oggi, come domani, in un ripetersi monotono di ritmi, di freddi annunci, di sali e scendi di vita fremente di giungere a destinazione puntando un’altra meta. Un viaggio quotidiano che, a ben vedere, è un semplice trasporto merci, lo spostamento di un corpo, di tanti corpi, da un posto all’altro. Trasferirsi giorno dopo giorno senza più assaporare il tragitto, cogliere i colori della natura che si trasforma davanti ai nostri occhi ignara della mia, della nostra indifferenza.

Leggere un buon libro, ascoltare ottima musica. Il viaggio in treno per lavoro diventa il momento, forse purtroppo l’unico della giornata, in cui è possibile ritagliarsi una spazio personale, dedicarsi alle proprie passioni o semplicemente riuscire a cogliere i piccoli piaceri della lettura e dell’ascolto. Circa una mezz’oretta per fermare un pensiero su un’agendina, abbozzare un racconto su un notebook, lasciarsi trasportare dalle note di una musica amata, rassicurante, profonda, ricca di stimoli per riflessioni su di me, su di noi, sul mondo.

Piaceri a breve termine, a tempo determinato. La bolla di sapone esplode allo scadere della mezz’ora mattutina e non torna nella mezz’ora della sera. Il viaggio verso casa è scandito da discorsi, monotoni e sterili, su chi condivide con noi la giornata; da sbadigli stanchi e forse rassegnati. Anzi, troppo spesso. E così passano i giorni, le settimane, i mesi, gli anni. E solo la distanza riesce a far emergere i nostri personali progressi, i cambiamenti. Il mio viaggio verso il luogo di lavoro non è la mia meta. I progressi e la coscienza che pian piano acquisisco di me stessa sono dei piccoli grandi tesori che, presto o tardi, diventeranno dei lego, dei mattoncini colorati sui quali si baserà la mia vera fermata.

Sarà una fermata diversa da quelle che incontro adesso. Sarà una meta calda, accogliente, mia. Guarderò le pareti solide e colorate e penserò alle mie idee, ogni particolare parlerà della forza di quei progetti che ora si affacciano timidamente in me, ma che un giorno esploderanno, magari anche grazie alla sinergia con un’altra mente. Brillante, spiazzante, unica. E insieme all’alba nascerà anche il primo sorriso della giornata, guarderò il pouf nero e penserò che sta meglio accanto al tavolino trasparente invece che vicino alla scrivania rossa. Ogni mio tenero pensiero si materializzerà in un abbraccio e via! L’energia chiama energia, come la creatività cerca stimoli. E troverò anche quelli, nelle discussioni ridenti tra un bicchiere di vino e l’altro, nella scoperta di una nuova ricetta che entusiasmerà il palato dell’intera tavolata. Poi le avventure con i miei piccoli cuccioli mi faranno guardare il mondo da nuove prospettive. Sul tavolo ci sarà il mio pc, i miei mille appunti accanto alle penne e ai segna libri tutti perfettamente in ordine. Allora deciderò di terminare un lavoro sul divano, un altro in veranda e l’altro ancora tra le sue braccia che non mi hanno mai abbandonata, anche quando hanno allentato la presa sono sempre state lì. E penserò che tutta la ricchezza la avrò avuta anche grazie alle mie giornate speedy, che in fondo ne sarà valsa la pena.

Sono arrivata, devo prepararmi per scendere dall’espresso partito da Torino Porta Nuova, diretto a Lecce. Tra le fermate, la terza è la mia: Monopoli.

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